I JUDA'S KISS presentato Morituri e non è un titolo scelto per estetica. È una dichiarazione di stato. Un disco che parte già consapevole di stare in piedi sull’orlo, tra la fine delle illusioni e la necessità di urlare ancora, anche quando la voce trema.
Qui non c’è nostalgia, ma memoria viva. Quella che brucia, che non ti lascia dormire, che ti tiene incollato alla sensazione di essere fuori tempo massimo in un mondo che pretende silenzio e compostezza. I brani si muovono come corpi compressi in una stanza troppo stretta: batteria nervosa, fiati che tagliano l’aria, chitarre tese, mai decorative. Tutto serve a spingere, a colpire, a scuotere.
Il cuore dell’EP è un conflitto chiaro: l’individuo contro ciò che lo schiaccia. Non in chiave poetica o simbolica, ma carnale. Qui il linguaggio è diretto, a volte scomodo, volutamente poco addomesticato. Non c’è voglia di piacere, c’è voglia di dire. E di far male.
Non è un lavoro che cerca il colpo di genio o la svolta sonora: è un disco che vive di coerenza. Di una fede cieca nel suono come mezzo di resistenza. Questo lo rende forse poco “moderno”, ma tremendamente autentico. E oggi l’autenticità, nel rumore di fondo della scena, è un gesto radicale.
La brevità dell’EP non è un limite, è una scelta. Non allunga, non diluisce. Spara e se ne va. Come certi pensieri che arrivano solo quando sei stanco, vulnerabile, nudo.
Morituri è musica per chi non cerca salvezza, ma riconoscimento. Per chi sente ancora il bisogno di appartenere a qualcosa che non sia ordinato, pulito, vendibile. Per chi sta male e non vuole guarire in silenzio.
Non consola. Non perdona.
Ma resta.
A cura di Aragostaumanoide
Tracklist:
1) Cielo senza stelle
2) Spareremo al signor padrone
3) Morituri
4) Ruberò del rame
